Ieri sera, per caso, tra gli appuntamenti in giro per il centro, il mio sguardo è stato catturato da un’immagine di una forza devastante, frutto di un’azione che non spetta a me definire, motivata da chissà quali estremismi che non intendo indagare, non avendone le necessarie conoscenze.
Pur sempre, comunque, un atto di vandalismo, teso a protestare in maniera eccessiva e violenta contro la galleria che esponeva opere censurate dal Vaticano.
Ma la cosa che, dopo gli ovvi e scontati commenti e attestati di solidarietà ai titolari della galleria, persone di grande sensibilità artistica ed intellettuale, mi ha colpito più di ogni altra cosa, come un pugno nello stomaco è la forza assoluta dell’Arte.
Una forza che esplode prorompente, che arriva quasi a nutrirsi di ogni spunto, creativo o distruttivo che sia, che travolge, fagocitandolo, chi spera di poterla oltraggiare, che, in una metamorfosi camaleontica, muta, si adatta, cambia forma. Fa diventare i segni della protesta parte stessa ed integrante di quella forza comunicativa, quasi fossero attestati di vere emozioni, reazioni sicuramente eccessive e violente ma, pur sempre, dimostrazioni di aver centrato l’obiettivo, di aver colpito nel segno, con l’energia travolgente che solo l’Arte riesce a generare.
L’opera che maggiormente incarna questa mia sensazione è quella della foto che, a mio parere, si è trasformata da un bellissimo dipinto in un’opera di vera Pop Art, frutto dell’intervento e della reazione, scomposta e violenta di un pubblico che reagisce, con pari forza ed energia, alla potenza comunicativa dell’opera, lasciando sulla stessa il segno delle proprie eccessive emozioni. Come se ascoltassimo prima un concerto rock registrato nelle ovattate atmosfere della sala d’incisione e poi, di colpo, fossimo proiettati a viverlo live, con le emozioni del pubblico ad un metro dal palco, con le casse che fanno vibrare il torace, le urla, i cori, gli odori forti di erba, fumo e birra, di umanità pressata, urtata, eccitata, eccessiva, imprevedibile, viva.
Come un match di calcio nel confortevole salotto di casa, con i 42 pollici full hd e il commento pacato del giornalista o, la stessa partita, vissuta sugli spalti, magari nella curva avversaria, tra cori, insulti, urla e rabbia di una aggressività repressa, mai espressa, ingoiata.